Senza trattino non sarebbe lo stesso
A cura di Sebastiano Fogolin
Questo giro la ripartenza delle attività ha davvero un sapore diverso, quasi fosse la prima volta. Dopo un anno faticoso, finalmente stiamo ripopolando le nostre sedi, le piazze delle nostre cittadine, i nostri luoghi del cuore. Quel che più conta è che ci stiamo riappropriando pienamente degli strumenti del metodo: famiglia felice, vita all’aria aperta, servizio. Solo noi sappiamo quanto ci mancavano.
Ri-partire con il “trattino”. Vogliamo sottolineare un fatto nuovo, una partenza che abbia da un lato il profumo di novità e dall’altro che si porti il peso delle fatiche, delle emozioni, degli apprendimenti di questo anno strano. Preparando questo numero, una domanda ci ronzava nella testa: e se dovessimo ricominciare daccapo? Se dovessimo ricostruire il metodo, la nostra Associazione, la nostra società, da che cosa partiremmo? Quali luoghi, quali valori, quali parole chiave?
Su un punto non abbiamo alcun dubbio: ci vuole il “trattino”. Ri-scoprire luoghi incantati che, invece di stare a mille chilometri di distanza, si trovano a pochi passi da casa. Ri-popolare le periferie dei nostri territori con la nostra presenza. Ri-sperimentare il contatto con le persone, a partire dagli ultimi. Abbiamo l’impressione che questa ripartenza che ha bisogno di andar veloce, rischi di “lasciare indietro” se si dimentica il “trattino”. Quel segno ortografico vuole rappresentare un gesto di cura per dirvi: questa parola ci sta a cuore.
Generalmente il prefisso ri- suggerisce la lettura del vocabolo sia in un senso che nell’altro, come se l’azione si compisse due volte. Per questo l’idea di “ripartire con il trattino” vuole compiersi due volte in chi legge. Da un lato spingere a guardare avanti, oltre le difficoltà, per generare qualcosa di nuovo; dall’altro ricordare i momenti più difficili passati l’anno scorso, assieme alle tante lezioni apprese.
Per questo speriamo che l’idea di questa ri-partenza, che si crea e ricrea ogni volta che ci pensiamo su, abbia un sapore diverso. Come se fosse la prima volta.
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Fotografia Sebastiano Fogolin