Amare la patria, rincorrere la pace
A cura di Lucio G. Costantini
Avevo già steso il mio pezzo per questo foglio. Vi avrei raccontato dello scautismo di confine, della breve vita di quello italiano a Fiume in Istria e Dalmazia nel primo dopoguerra; della sua soppressione tra il 1927 e il ‘28; della sua rinascita carica di attese, di speranze sul finire del 1945; della sua fine definitiva con l’assegnazione di quelle terre alla Jugoslavia. Una pagina di storia poco esplorata. Non ho potuto, voluto farlo. Il mio animo di fronte alle efferatezze spietate di una guerra che si accanisce sul popolo ucraino, sui civili in particolare, è lacerato, dilaniato. L’incredulità si è fatta rabbia, impotenza. Da qui il titolo di questa pagina tratto dal noto film di Coppola.
Due giorni dopo il Thinking Day, un ponte di pace e di fraternità tra tutti gli scout e le guide del mondo, le truppe russe hanno invaso una nazione libera e sovrana mettendola a ferro e fuoco. Non posso sapere ora quale sia la situazione mentre state leggendo queste righe. Ricordo che proprio il 22 febbraio gli scout ucraini diffusero un messaggio ai loro fratelli ovunque nel mondo che potete leggere qua accanto. Parole cariche di speranza, atrocemente disattesa. Nel corso di un’intervista su rainews24 il 2 marzo scorso, venne chiesto al sacerdote italiano don Egidio Montanari, residente e Leopoli da un sacco di anni, se anche gli adolescenti che accudiva stessero contribuendo a realizzare delle bottiglie Molotov – che gli Ucraini preferiscono chiamare cocktail, per evitare di pronunciare il nome del noto politico russo dell’era staliniana – le armi dei disarmati, dei disperati, di chi non si arrende. Don Luigi rispose serenamente di sì. Un modo, disse, per contribuire allo sforzo collettivo, per preservare la libertà, per amare la patria ancora di più, per rincorrere la pace. Realismo.
Quanto a noi scout, questa immane tragedia che si è abbattuta su un popolo libero e fiero, è un’opportunità per dare senso alla simbologia delle maniche rimboccate della nostra uniforme, facendo il bene nei modi che, seguendo le indicazioni associative, riterremo più efficaci nei confronti dei nostri fratelli scout ucraini, della moltitudine degli esuli che bussano alle nostre porte, dei rimasti.
Baden-Powell ha scritto: Uno scout è attivo facendo il bene, non passivo essendo buono. Facciamo tesoro delle sue parole.