26.03 Accoglienza, dignità e comunità aperte

Agesci domani

Accoglienza, dignità e comunità aperte

La scelta di accogliere, Consiglio generale 2019

A cura di Fabrizio Coccetti

Chi aveva in testa B.-P. quando ha inventato lo scautismo?  Forse i ragazzi delle famiglie perbene che avrebbero avuto ruoli di comando nel governo inglese? No, B.-P. si è subito rivolto ai ragazzi di strada, per offrire una proposta ricca di valori, con l’esca dell’avventura, a chi era ai margini della società. Un gioco per questi ragazzi, ma capace di segnarne la vita. Il cambiamento che aveva in testa partiva dai margini perché la trasformazione che lui desiderava per la società era davvero profonda.

Lo scautismo non è una proposta di nicchia per rendere migliori i potenti, è invece una comunità aperta e inclusiva, fatta da persone di pari dignità, perché insieme rendano tutto il mondo migliore. Perché essere parte di una società non è esserne ospite, significa invece avere tutti la stessa dignità, solo così si è in grado di migliorarla. Questa è una grande sfida che viviamo anche oggi come Associazione: trasformare chi sta ai margini in persone integrate nella società, dando fiducia e strumenti perché diventino a loro volta costruttori di una società migliore.  Lo facciamo vivendo esperienze significative insieme: i più bravi e più difficili, i più dotati e i meno, i più fighi e i più sfigati, i ricchi e gli emarginati; ciascuno portando con sé capacità e fragilità, ricchezze da condividere e disagi da accogliere.

Sempre più, nei prossimi anni, dobbiamo essere pronti ad accogliere il diverso, non per offrire aiuto, ma per stabilire una relazione tra pari disposti a cambiare a vicenda. Come ci dice Papa Francesco: «l’incontro vero con l’altro non si ferma all’accoglienza, è necessario anche proteggere, promuovere, integrare», ed è proprio questo che fa lo scautismo. L’incontro autentico con il diverso permette di abbattere le etichette con cui è classificato. Così allora “i difficili”, “gli emarginati”, “i migranti” acquistano ciascuno un volto, un nome, una storia e diventano parte della nostra vita, come nostri fratelli e sorelle.

 

 

Fotografia Dario Cancian