26.08 Il valore della scelta

Pensiero associativo

Il valore della scelta

Non tutti i confini sono da abbattere

A cura di Giulia Codognato

Siamo soliti ritenere che sia doveroso abbattere i confini, poiché essi sembrano limitare e circoscrivere la nostra visione del mondo, rendendola parziale. Eppure, forse, esiste un confine che non deve essere demolito se si vuole fare in modo che gli altri confini possano essere compresi e superati.

È un confine di fronte al quale siamo posti ogni giorno e che viene ridefinito nel tempo, diventando sempre più solido. È il confine che erigiamo attraverso le nostre scelte. Scegliere, dunque, significa porre una linea di confine. È vero, un confine conduce a una separazione, poiché porta a riconoscere ciò che si trova al di qua e ciò che si trova al di là di esso; eppure, forse, non tutto ciò che divide è da considerare come un male da estirpare.

Immaginiamo di costruire il nostro confine. Nel nostro caso, avremo bisogno di una solida base e di mattoni da sovrapporre l’uno sull’altro. Nell’ambito della scelta, la base è costituita dai principi che riteniamo essere validi; e i mattoni sono costituiti dalle esperienze che abbiamo vissuto, dalle persone che abbiamo incontrato, dagli insegnamenti che abbiamo ricevuto e appreso. Infine, la conditio sine qua non affinché un confine possa essere eretto è che ci sia qualcuno intenzionato a progettarlo e a costruirlo. Nell’ambito della scelta, ciò significa che colui che la compie, affinché possa considerarsi e possa essere considerato responsabile di essa, dovrà essere motivato da principi che regolino il suo agire.

Come potete immaginare, nell’ambito della scelta, comprendere quale sia il miglior progetto e quale sia il luogo più idoneo alla costruzione del nostro confine non è affatto banale. Esso viene costruito, demolito, spostato e ricostruito in diverse occasioni. Da bambini, lo costruiamo quasi per emulazione, adeguandoci a quanto ci viene detto essere ragionevole scegliere. In seguito, nella fase dell’adolescenza, nella quale cerchiamo di comprendere le ragioni del nostro agire, può accadere che esso venga demolito. Decidiamo, allora, di erigere il nostro confine altrove. Questi passaggi possono verificarsi più volte. Non è facile costruire e ricostruire; eppure, è in questo modo che emerge la consapevolezza. Infatti, arriva un momento in cui comprendiamo in quale modo e in quale luogo erigere al meglio il nostro confine.

Nel corso della nostra vita scout, siamo costantemente invitati a cercare di comprendere dove porre la nostra linea di confine, finché non giungiamo alla Partenza e, in particolare, al momento in cui decidiamo di entrare a far parte della comunità capi. Scelta scout, scelta cristiana e scelta politica. Sono queste le scelte che siamo chiamati a compiere quando decidiamo di aderire al Patto associativo. Esso «è il legame che esprime le scelte fatte dai capi e dagli Assistenti ecclesiastici dell’associazione, l’identità, l’impegno e le speranze che tutti condividono. È il punto di riferimento per ogni successivo arricchimento. Ci impegniamo a rispettarlo perché riconosciamo nei suoi contenuti il fondamento del nostro servizio educativo e uno stimolo per il cammino di formazione personale». Il Patto associativo, quindi, racchiude i principi che ci impegniamo a fare nostri e a rispettare in quanto capi dell’AGESCI attraverso le nostre scelte.

Ma qual è il valore che attribuiamo a queste scelte? Sono scelte che compiamo in prima persona, ma che esprimono i principi a cui hanno deciso di aderire anche i nostri fratelli e sorelle scout capi dell’AGESCI. Esse ci coinvolgono in prima persona, tuttavia sono intese avere una ripercussione non solo nelle nostre comunità scout, ma anche nella nostra società, che costituisce la comunità più grande alla quale apparteniamo. Infatti, esse riguardano l’integralità della nostra persona e, quindi, ci coinvolgono non solo nella nostra vita scout, ma anche nella nostra vita in quanto membri della società.

Affinché possiamo ritenerci responsabili di queste scelte, ognuno di noi deve rendersi consapevole del loro significato e di ciò che esse comportano. Infatti, da queste scelte dovrebbero derivare azioni a esse conformi; eppure, forse, proprio ciò che rende difficile compierle, è il riuscire ad agire sempre conformemente a esse, mostrando, in questo modo, di assumere un atteggiamento coerente. Insomma, il nostro confine, anche quando è stato eretto con consapevolezza, rischia di subire numerosi attacchi, sia da parte nostra, sia dall’esterno. Ciononostante, se esso sarà costituito da una solida base e da mattoni posti l’uno sull’altro opportunamente, anche se subirà qualche incursione e verrà scalfito, di certo non verrà demolito. Anzi, esso col tempo diventerà alla stregua di una cinta muraria, dalla quale, tuttavia, non dovremo aver paura di uscire. Infatti, dovremo sempre avere il coraggio di avventurarci alla scoperta di nuovi territori in cui trovare sia elementi da aggiungere alla nostra costruzione, sia materiali da scartare poiché non adatti. Insomma, anche quando il nostro confine sarà solido, non dovremo soffocare la nostra curiosità, bensì dovremo mantenere alto il nostro spirito critico.

 

 

Fotografia Ester De Re