26.11 Passi nella storia del Friuli Venezia Giulia

Spazio regione

Passi nella storia del Friuli Venezia Giulia

Confini e lavoro in rete, un’opportunità

Intervista a Enrico Brisighelli presidente sezione di Udine del Club Alpino Italiano (Società Alpina Friulana)

A cura di Walter Mattiussi

La frequentazione e la conoscenza della montagna sono utili esperienze per riflettere sui valori della vita e della natura. Sperimentare la complessità dello svolgere molteplici attività, tipica delle terre alte, è mezzo educativo per imparare a superare le piccole e grandi difficoltà di ogni giorno. (Protocollo Cai-Agesci-Cngei, 2009)

Fin dalla sua fondazione (1874) la Società Alpina Friulana (sezione di Udine del Club Alpino Italiano) si è dedicata alla divulgazione dei valori della tutela dell’ambiente montano e alla sua conoscenza dal punto di vista naturalistico, etnografico e storico. Inoltre, la SAF ha sempre dedicato particolare attenzione alla partecipazione dei giovani e adolescenti nelle sue attività.

Dal 2020 il suo presidente è Enrico Brisighelli, già scout dell’Udine 10 e responsabile dei rifugi alpini di proprietà del sodalizio (Divisione Julia, Gilberti, Marinelli e Di Brazzà).

La SAF in quest’ultimo anno ha puntato alla realizzazione di progetti che hanno tessuto una rete con altre Associazioni. Si sono creati ponti e superati confini verso una collaborazione sostenuta nel tempo?

Il segreto è proprio lavorare in rete, non più ognuno che cura il proprio orticello, ma sinergie che puntino ad obiettivi comuni, mantenendo la propria identità, autonomia e storia. I finanziamenti della Regione premiano progetti validi; ci siamo adeguati ai tempi che corrono.

Un esempio è il progetto “Passi nella storia del Friuli Venezia Giulia”, di cui siamo capofila e lavoriamo con l’Agesci FVG, Legambiente, l’Università di Udine, il comune di Udine, gli scout della Slovenska Zamejska Skavtska Organizacija, Oikos, il Museo della Grande Guerra di Ragogna, il Parco Nazionale del Triglav e l’Associazione Culturale Due Mondi.

Per noi la montagna è il “fine” e per gli scout è il “mezzo” per obiettivi educativi. I nostri sodalizi, come lo testimonia il protocollo firmato dal CAI, AGESCI e CNGEI, sono particolarmente predisposti ad affrontare il tema montano in maniera seria e sono capaci di creare collaborazioni che beneficiano a tutti. Noi portiamo la nostra cultura di montagna e l’Agesci ci aiuta a “ringiovanire” le nostre file.

Il progetto punta ai giovani in un momento storico dove dobbiamo abbattere confini (più mentali che fisici). Qual è l’obiettivo? Come possono l’ambiente montano, la storia e la natura contribuire a costruire qualcosa di nuovo per i bambini, adolescenti e giovani che abitano in FVG?

La SAF ha quasi 150 anni ma, se non puntiamo ai giovani, tra poco ci fermiamo; è logico ricordare chi ha fatto la storia ma dobbiamo pensare alle “nuove leve” con attività accattivanti. L’idea di fondo di questo progetto è valorizzare il territorio regionale attraverso la partecipazione attiva dei giovani che si confronteranno vivendo una serie di esperienze che li porteranno a sviluppare una grande sensibilità verso la cultura della quale formano parte. Sarà un modo per formare una “cittadinanza attiva e responsabile” in sintonia con l’integrazione che deriva dai processi di globalizzazione, dove si dà valore al “proprio” in armonia con altre usanze e nel rispetto delle differenze culturali.

Il Friuli Venezia Giulia è la porta est d’Italia, separa e unisce contemporaneamente da millenni. I flussi di popolazione sono stati costanti da secoli in queste terre: si tratta di creare ponti e non muri intendendo anche il confine come un punto d’incontro con l’altro. Noi siamo una terra di confine, di passaggio e quindi conosciamo i limiti ma anche i vantaggi. I nostri “vecchi” partivano per andare oltreconfine per trovare nuove opportunità, oggi succede lo stesso con chi arriva qui; è la voglia di vivere.

Se non ci fosse stato un confine forse non ci sarebbe stata neanche questa opportunità di crescita per i nostri ragazzi. Dobbiamo contribuire alla diffusione di informazioni pratiche sui percorsi, promuovendone la conoscenza e fornendo ulteriore valore al territorio e la sua gente. Dobbiamo promuovere il confronto tra natura e storia sviluppando il tema della frontiera, inteso non solo come frontiera geografica ma anche mentale, culturale e ideologica. Loro sanno che esistono i confini e questi, soprattutto in questo periodo, vanno superati.

Qual è il messaggio che la SAF vuole lasciare agli scout e a chi frequenta la montagna?

Tanti si approcciano oggi alla montagna con la voglia di uscire dopo i momenti di chiusura, e bisogna fare formazione e informazione. Questo progetto, al di là dei percorsi, ci darà la grande possibilità di fare formazione per i capi scout su come avvicinarsi alla montagna valutando i rischi, capire come fare un sopralluogo e con quale attrezzatura, per esempio vestiti tecnici “escursionistici” e fazzolettone ma non i pantaloncini di velluto.

Ogni evento inizierà con una conferenza “on line” sul tema proposto con relatori di rilievo che poi accompagneranno i ragazzi sul percorso. Inoltre, ci saranno anche eventi culturali aperti a tutti con le testimonianze dei protagonisti, che ci permetteranno di “trovare orizzonti dove prima c’erano confini”.

 

Fotografia Dario Cancian